Alla fine della scorsa legislatura il DECS ha presentato in sordina una proposta di legge delle scuole dell’obbligo senza che prima si fosse organizzata, come di consuetudine, una consultazione del mondo della scuola. La scelta ha suscitato perplessità da più parti, tant’è che il Dipartimento, ora condotto da una nuova direttrice, si è sentito in dovere di correre (parzialmente) ai ripari. Pubblichiamo la presa di posizione del Movimento della Scuola sulla faccenda.

Abbiamo recentemente appreso dalla stampa e dal comunicato del DECS del 28 settembre u.s. dell’apertura di una consultazione sulla nuova Legge delle scuole dell’obbligo.

Il DECS ha così accolto l’auspicio della Commissione cultura e formazione del Gran Consiglio che, per bocca del suo presidente, on. Aron Piezzi, aveva già sottolineato alla fine di giugno “il fatto che non c’è stata una consultazione completa su tale legge, ciò che secondo noi è indispensabile in quanto si tratta di un testo molto importante che oltre a inglobare le due leggi attualmente in vigore (la Legge sulla scuola dell’infanzia e sulla scuola elementare e la Legge sulla scuola media), presenta anche delle novità di un certo rilievo” (laRegione, 30 giugno).

Condividiamo tale richiesta e salutiamo con piacere la risposta positiva data alla stessa dalla direttrice del Dipartimento, on. Marina Carobbio Guscetti.

Non possiamo invece condividere l’idea che:

  • nel margine di tempo prefissato (entro il 31 ottobre), dunque nello spazio di un mese, possa essere condotto un esame serio e approfondito di tutti gli aspetti del progetto di legge;
  • la consultazione sia prevalentemente condotta (anche per i termini strettissimi) con la discutibile modalità del questionario;
  • che una volta ancora siano stati esclusi dalla stessa proprio gli insegnanti, cioè i principali attori che nelle aule saranno chiamati a tradurre in atti pedagogici i principi di legge.

I tempi previsti e le modalità proposte escludono di fatto la possibilità che i Collegi dei docenti (definiti dalla Legge della Scuola, unitamente alle direzioni, come “organi di conduzione”) possano dare un contributo costruttivo alla discussione.

Non è in questo modo che si responsabilizzano i docenti, soprattutto tenendo conto che, fra le novità surrettiziamente integrate nella nuova legge, figurano aspetti di sicura importanza. Citiamo qui un paio di esempi riferiti alla scuola media:

  • il superamento dei corsi attitudinali e di base alla scuola media;
  • la ridefinizione del passaggio dal primo biennio (ciclo di osservazione) al secondo (ciclo di orientamento) con inserimento nello stesso articolo (art. 52) delle forme didattiche ammesse (quando logicamente dovrebbero essere disciplinate in sede di regolamento e non certamente nella legge!).
  • l’inserimento di un profilo delle competenze degli allievi (più volte rigettato dagli insegnanti nel recente passato) e, nello stesso articolo (art. 54), di “prove orientative cantonali” in quarta media; prove già esistenti nella Legge sulla scuola media, ma che qui poste assumono sapore ben diverso da quelle conosciute come “prove di fine ciclo” (volte a monitorare non certo le competenze dell’allievo bensì la congruità del sistema scolastico).

Nel complesso del testo è possibile cogliere una prolissità normativa che mal si concilia con lo spirito di una legge che voglia fissare dei principi.

Per le ragioni che abbiamo sommariamente esposto, il comitato del Movimento della Scuola chiede:

  1. Che venga ritirato il Messaggio governativo e riavviata una consultazione seria.
  2. In subordine, che sia esteso il periodo della consultazione permettendo anche l’espressione di giudizi articolati nelle opportune sedi collegiali (Collegi dei docenti).

Notiamo infine che non si rileva di fatto una urgenza particolare visto che, come si può leggere nel comunicato stampa del DECS del 29 marzo 2023, “in ogni caso la nuova Legge delle scuole dell’obbligo non entrerà in vigore prima dell’anno scolastico 2025/2026”. 

Per il comitato del MdS

Il presidente Fabio Camponovo