Nella “condizione pandemica” di questo difficile anno scolastico (tra misure di protezione, infinite quarantene individuali e di classe, sovraccarico di lavoro per insegnanti e direzioni, tensioni psicologiche e disagi pedagogici per allievi e famiglie) i vertici del Dipartimento hanno saputo intravedere le circostanze ideali per tornare a lavorare sul superamento dei corsi A e B in matematica e tedesco. Il tema ovviamente non è nuovo e l’approccio riformista è quello che già abbiamo conosciuto in precedenti occasioni: nessun chiaro coinvolgimento del corpo docenti nella fase progettuale, durante la quale analisi, riflessioni e approfondimenti sono in buona parte segretati (condivisi unicamente all’interno del Gruppo di riflessione, una commissione “blindata” costruita ad hoc dal direttore Emanuele Berger); e poi informazioni parziali fatte filtrare attraverso i quadri scolastici e i presidenti dei collegi. Gli insegnanti infine hanno conferma dei dettagli delle proposte di riforma in campo attraverso articoli di stampa come quello apparso venerdì 21 maggio scorso sul Corriere del Ticino (articolo recuperabile in formato pdf in fondo a questa pagina).

La procedura seguita per “coinvolgere” il mondo della scuola in questo frangente ci pare un evidente modello di come non dovrebbe essere impostata una consultazione degli insegnanti: la Divisione Scuola ha presentato oralmente le ipotesi di riforma in discussione a quadri scolastici e presidenti dei collegi dei docenti, per poi chieder loro di sondare genericamente gli umori presenti nel corpo insegnanti sulla questione, ma le discussioni in seno ai collegi sono avvenute senza che circolasse uno straccio di documento su cui basare il confronto e misurare le critiche o le adesioni. Della faccenda si parla da ottobre del 2020, ma fino a oggi nessun insegnante ha sottomano un riscontro ufficiale di quali siano le opzioni di riforma in campo! Ciò ha inevitabilmente creato confusione, alimentato voci di corridoio più o meno fondate sul progetto in elaborazione, provocato disorientamento tra i colleghi.

Il superamento dei corsi A e B è riforma dell’orientamento scolastico post-obbligatorio: un tema delicato e sensibile, di chiara rilevanza pedagogica, ma anche politica e sociale. Il suo interesse va ben al di là dell’organizzazione strutturale del ciclo di studi, per coinvolgere le famiglie e il futuro professionale o di studi dei giovani allievi.

Da sempre il Movimento della Scuola auspica che su aspetti di tale importanza siano rese pubbliche le analisi, le riflessioni e le prospettive sulle quali la direzione del DECS sta lavorando. Si tratta infatti – ne siamo più che convinti – di poter superare i limiti dell’attuale impostazione sulla base del maggior coinvolgimento consensuale possibile. Siamo per una scuola “equa ed inclusiva” costruita insieme a chi lavora nelle aule e si assume la responsabilità professionale degli indirizzi, non per un’inclusione definita dall’alto.

Recentemente un documento firmato dagli Esperti di matematica della scuola media (scaricabile in fondo alla pagina), e inviato ai docenti e alle Direzioni, ha avuto il grande merito di aprire uno spiraglio critico-riflessivo su questa realtà. Si tratta ora di coinvolgere nella discussione l’intero mondo della scuola, recuperando quella trasparenza e quel confronto così necessari alla professionalità di ogni insegnante.

È ormai sotto agli occhi di tutti come l’attuale orientamento in matematica e tedesco nel secondo biennio della scuola dell’obbligo chiuda più porte di quante ne dovrebbe aprire: chi frequenta il corso Base in matematica, pur raggiungendo gli obiettivi richiesti, non solo si vede precluso l’accesso alle scuole medie superiori, ma ormai anche a diverse formazioni professionali e a posti di tirocinio. Comprensibile quindi che la pressione sulle spalle degli allievi salga al punto da spingerli a iscriversi al corso Attitudinale indipendentemente dai propri interessi e dalle proprie abilità, andando incontro, in molti casi, a grandi difficoltà e a scompensi motivazionali.

Non ci sembra questa la sede per entrare nel merito di situazioni complesse, che non solo toccano il delicato tema della differenziazione, ma implicano – come abbiamo ricordato in precedenza – molteplici dimensioni di ordine pedagogico e socio-culturale, fino a giustamente ridefinire l’orientamento della nostra scuola dell’obbligo. Basterà ricordare qui che, per sanare nell’immediato questa deriva, gli esperti di matematica propongono, nel loro documento, una modifica normativa che permetta la menzione SMS anche ad allievi che abbiano seguito con successo un corso B in matematica, favorendo così al contempo una rivalutazione didattica dei corsi base.

Ci pare questa una misura temporanea di buon senso, utile per dotare poi il percorso di riforma dei tempi indispensabili affinché esso diventi credibile e sentito come proprio dagli operatori scolastici. Al di là del giudizi espressi sulle proposte del Dipartimento[1], nel documento degli esperti si insiste giustamente sull’importanza di valutare con delle sperimentazioni, prima di qualsiasi intervento definitivo sull’assetto della scuola dell’obbligo, l’impatto delle proposte di cambiamento, sia in termini di apprendimento sia di reperibilità di docenti dotati di titoli accademici completi. Si chiede anche di fare un bilancio dei laboratori di matematica appena introdotti in prima e seconda media, come pure delle sperimentazioni laboratoriali svolte in alcune sedi in terza e quarta. Ma soprattutto essi sottolineano con forza come qualsiasi cambiamento debba assicurarsi “il consenso da parte di tutte le componenti della scuola e della società”. Un concetto semplice e scontato, che negli ultimi anni fatica ad imporsi in un Dipartimento che, invece di favorirlo, ostacola il dialogo, creando strutture piramidali a compartimenti stagni, sottraendo margine d’azione agli insegnanti e ai quadri scolastici, alimentando un clima di insicurezza tra gli addetti ai lavori e escludendo i Collegi dei docenti e le associazioni magistrali dal dibattito.

È invece in una direzione opposta che si dovrebbe andare. Il Movimento della Scuola, chiede:

  • che si affronti la questione dei corsi A e B tenendo conto delle considerazioni di chi vive quotidianamente la scuola;
  • che si apra un vero confronto, coinvolgendo – fin dall’opera di ideazione delle ipotesi di riforma – tutti i docenti di materia e tutti gli esperti direttamente interessati, stimolando nel contempo, in piena trasparenza, il dibattito in seno ai Collegi dei docenti.
  • che la riflessione si allarghi, coinvolgendole, a tutte le componenti della scuola.

[1] Di fronte agli scenari auspicati dal DECS, che sembrerebbero prevedere di sostituire la differenziazione strutturale dei corsi A e B con quella pedagogica, attuata dal docente all’interno di gruppi eterogenei a classi intere o dimezzate, gli esperti si dichiarano scettici per diversi motivi, quali ad esempio l’impossibilità nelle condizioni date di portare gli allievi con maggiori attitudini ai traguardi del Piano di Studio e di accompagnare quelli più deboli con le necessarie attenzioni. Ci pare che quanto sostenuto dagli esperti vada preso in seria considerazione, e nello stesso tempo crediamo che, creando le necessarie condizioni, la differenziazione strutturale nella scuola dell’obbligo sia di per sé – non solo in matematica ma anche in tedesco, in generale in tutti gli ambiti – un elemento da superare.