Premessa
A noi questo progetto piace.
Le idee guida illustrate nel documento e i metodi immaginati per l’implementazione pratica ci trovano non solo consenzienti, ma entusiasti sostenitori.
Dal nostro osservatorio privilegiato in qualità di professionisti dell’insegnamento e sulla base della nostra visione della società e del ruolo che la formazione debba svolgervi, non possiamo che salutare positivamente un progetto di così ampio respiro e di grande progettualità rivolto a tutto il percorso dell’obbligo scolastico a partire dalla Scuola dell’infanzia fino alla Scuola Media.
Le premesse degli estensori sono essenziali: l’obiettivo è quello di permettere ai nostri allievi, tutti, indistintamente, di uscire dalla nostra scuola con una solidità e curiosità culturale maggiori, una maggiore fiducia nei propri mezzi, un maggior senso critico e autocritico, un metodo di lavoro personale più efficace e un miglior orientamento verso la loro formazione futura. Tutto ciò mirando anche a migliorare il loro benessere, e quello dei loro insegnanti, all’interno degli istituti scolastici. Ovviamente, viene specificato, all’allievo si continuerà a chiedere impegno e sforzo, indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti.
I principi fondanti di educabilità di ogni allievo, di inclusività, di eterogeneità e di equità, già alla base della riforma che portò alla nascita dell’attuale Scuola media in sostituzione del sistema basato su Scuola Maggiore e Ginnasio, si ritrovano, potenziati, nel progetto. Ricordiamo che questi principi, o valori fondanti, non stanno proprio in cima alla graduatoria della società contemporanea. Riaffermare e sostenere, con forza, che la scuola deve essere il luogo delle pari opportunità significa pure riconoscerle quel ruolo di resistenza verso la società che taluni vorrebbero toglierle: ad esempio coloro i quali sostengono che la scuola dovrebbe unicamente formare dei buoni lavoratori, quelli che vorrebbero tornare a separare i curricula formativi subito dopo le scuole comunali, quelli che vorrebbero indebolire il primato della scuola pubblica per favorire quelle private.
A questo punto sono però indispensabili due premesse che si applicano praticamente a tutte le nostre osservazioni a venire dato che il documento analizzato rappresenta, per sua stessa ammissione, una fase intermedia di lavoro, voluta per verificare il livello di consenso sui principi e sulla forma grezza degli strumenti immaginati per raggiungerli.
La prima premessa riguarda il fatto che più volte nel documento si afferma che per portare a termine la riforma immaginata sarà indispensabile fornire le risorse e le condizioni di lavoro che le sono indispensabili. Vogliamo credere a tali affermazioni, ma soprattutto vogliamo sottolinearne l’imprescindibilità: quella proposta non potrà essere una riforma a costo zero, sia per ciò che attiene al costo di funzionamento degli istituti sia per il personale docente. D’altronde da tempo cerchiamo di attirare l’attenzione sulla scarsità delle risorse che il Ticino mette a disposizione della formazione. Secondo i dati più recenti in nostro possesso (Scuola a tutto campo, 2015, pp. 298-299), il Cantone le dedica solo il 22,9 % della spesa pubblica totale contro una media nazionale pari al 26,7%, ciò che si traduce in una spesa per abitante di 3’095.- franchi contro i 3’885.- della media svizzera. Questo 20% in meno non è senza rapporto con diverse delle criticità presenti nella nostra scuola contemporanea: investire maggiormente nella formazione non è solo indispensabile al mantenimento della qualità, ma le cifre ci dicono che è pure ragionevole nel confronto intercantonale.
Per compensare questo mancato investimento, sono spesso i docenti a farsi carico di nuovi oneri e il Dipartimento sa che già oggi i docenti sono ben oltre il limite di lavoro che legittimamente si potrebbe richiedere loro. Nel testo si ribadisce d’altronde la centralità del docente nel funzionamento dell’Istituzione e nella qualità dell’istruzione. Deve essere chiaro, come pure affermato nel documento, che se si vogliono aggiungere nuovi compiti o potenziarne di esistenti è indispensabile che i docenti siano sgravati in maniera significativa da altri e che il loro lavoro sia riconosciuto (accenniamo qui solo alla diminuzione del numero di allievi che ogni docente potrà seguire e a un motivante aumento salariale, ma i dettagli, potranno essere discussi solo in futuro: l’essenziale, al momento, è che vi sia una condivisione di principio).
La seconda premessa è che i docenti VPOD hanno letto il documento e si sono attenuti ai suoi contenuti, immaginandosi le varie proposte applicate positivamente nel rispetto dei principi enunciati, supportati in questa loro posizione dalle discussioni e dalle risposte ai nostri quesiti fornite in particolare dal Direttore della Divisione scuola Emanuele Berger. Ci siamo rifiutati di cadere nell’esercizio, a nostro avviso poco proficuo data la posta in gioco, di mettere l’accento su quanto non è presente nel documento o di leggere tra le righe andando ad immaginare scenari catastrofici. Come detto abbiamo letto il testo e abbiamo avuto fiducia nella buona fede degli estensori e dei loro rappresentanti.
Il progetto
Per raggiungere gli obiettivi sopra elencati, il gruppo di lavoro del DECS ha proposto una serie di strumenti e di innovazioni; ne riprenderemo in seguito alcuni evidenziando i pregi e le criticità secondo il nostro punto di vista.
Gestire l’eterogeneità
1. Le forme didattiche. L’offerta sistematica e collocata in griglia oraria di forme didattiche differenziate ci sembra pertinente.
Per ciò che attiene alle lezioni, segnaliamo solo che siamo dubbiosi sulla possibilità di introdurre in modo sistematico in griglia, anche solo nel secondo biennio SM, …presentazioni plenarie tipo “conferenze”, in un’ottica di trasmissione classica del sapere. …(p.14) che raggruppino più classi. La proposta può essere invece implementata in casi straordinari e specifici, come per esempio in occasione di ospiti esterni.
I laboratori hanno invece già dimostrato la loro validità e una loro generalizzazione non può che essere vista positivamente, mentre gli atelier sono un’innovazione che potrebbe portare vari benefici alla Scuola Media. La collaborazione tra pari sotto la supervisione di un docente di materia è certamente assai utile sia per lo studente più portato per la disciplina, che impara ad insegnare mobilitando tutta una serie di competenze e di valori disciplinari e trasversali, che per quello che viene aiutato a recuperare i contenuti di base. Ricordiamo che il diffusissimo ricorso alle lezioni private da parte degli studenti è una delle cause della selezione in base al ceto economico-sociale che è ancora troppo importante per la carriera di un individuo.
Anche le giornate/settimane progetto incontrano il nostro favore, soprattutto se all’interno di questi contenitori pianificati annualmente si riuscisse a far confluire anche la quasi totalità di quei momenti vari, per forma e contenuti, che la collettività tende a voler inserire all’interno della scuola (sensibilizzazione al traffico, prevenzione alle dipendenze, giornata del volontariato,…). Da anni i docenti segnalano che queste attività, moltiplicandosi, vanno a diminuire il tempo a disposizione per l’insegnamento delle materie, penalizzandone alcune più di altre.
2. La griglia oraria. Si afferma che non si intende “intaccare l’attuale equilibrio quantitativo tra le discipline” (p. 17), però, ci permettiamo osservare, non è dato ancora sapere se vi sarà una riduzione o un aumento generalizzato delle ore a disposizione delle varie materie. Quindi, su questo punto come per altri, dovremo attendere la fase di approfondimento prima di esprimere un giudizio. Possiamo però da subito dire che la possibilità di avere una griglia che varia nel corso dell’anno non è vista, professionalmente, come necessariamente negativa. Certo, anche qui molto dipende dalla suddivisione della mole di lavoro annuale. La sperequazione tra primo e secondo semestre non dovrebbe essere troppo ampia affinché sia gestibile per il/la docente, sia professionalmente che privatamente. Ricordiamo come sempre più spesso la professione docente sia praticata a tempo parziale per vari motivi: per chi può permetterselo economicamente per garantirsi una migliore qualità di vita, mentre per molti perché rende possibile far convivere il lavoro con gli impegni famigliari (da cui la forte femminilizzazione in atto ormai da alcuni decenni).
Nell’ambito di una politica famigliare attiva e di valorizzazione degli investimenti fatti nella formazione dei suoi cittadini, lo Stato, primo datore di lavoro del Cantone, dovrebbe coerentemente essere d’esempio sulla sostenibilità familiare dei posti di lavoro che offre. Quanto all’organizzazione modulare di alcune discipline o parti orarie delle medesime, non vi sono obiezioni di principio.
3. Le opzioni. Ancora una volta, fatto salvo il presupposto che gli obiettivi fondamentali dell’obbligo scolastico (disciplinari,…) siano mantenuti quando non incrementati per tutti gli allievi, la possibilità di offrire una diversificazione dell’offerta ci pare una buona cosa. Le discipline opzionali immaginate e illustrate non dovrebbero però essere viste unicamente come possibilità per l’allievo di seguire il corso che più gli è congeniale, vicino e/o utile per la formazione futura. All’interno dell’obbligo l’opzione può essere vista pure come l’ultima occasione per il/la ragazzo/a di scoprire qualche cosa anche molto lontano dal suo mondo attuale, per confrontarsi con pratiche o soggetti che non troverà più nel corso della sua futura formazione a causa dell’inevitabile specializzazione professionale (ad eccezione, in parte, di chi sceglierà di continuare nel secondario II). Ribadiamo: l’accesso e la preparazione per qualsiasi formazione successiva deve essere garantita dalle materie di tronco comune. Il contrario, sarebbe contraddittorio con gli ideali che sorreggono la riforma proposta.
4. La pedagogia differenziata. Sbagliamo se la riteniamo un acquisito nella scuola ticinese contemporanea? È però vero che, come evidenzia il testo, differenziare richiede un grande lavoro al docente, sia per la preparazione dei materiali e dei corsi sia per la conoscenza necessaria degli allievi. Già molto praticata nelle SI/SE, per essere efficace e prevederne la generalizzazione, la differenziazione dovrebbe essere accompagnata da alcune misure “quadro” come la diminuzione del numero di allievi o l’introduzione di un docente d’appoggio. Le misure di accompagnamento suggerite nel progetto La scuola che verrà come la formazione continua (anche se a nostra conoscenza sono anni che gli istituti di formazione e abilitazione insegnano la pedagogia differenziata), il co-insegnamento e il portale didattico, sono probabilmente degli strumenti utili alla diffusione di questa metodologia pedagogica, ma non sufficienti alla sua applicazione. Sono infatti spesso le condizioni quadro di lavoro degli insegnanti a determinare di fatto oggi la non applicazione della differenziazione. Riteniamo quindi che non è tanto lo sviluppo della professionalità degli insegnanti (p. 20) ad essere necessario, quanto piuttosto il riconoscimento di questa professionalità e la messa a disposizione di condizioni entro le quali svilupparla al meglio (meno allievi per classe, più tempo per correzioni e preparazioni delle lezioni, sgravi orari per docenti di classe, sgravi orari per docenti over 50, supplenze esterne per seguire formazioni continue, potenziamento degli operatori specializzati,…): quello che i/le docenti chiedono da anni!
5. Profilo dell’allievo e della classe. Per redigere un profilo è necessario conoscere bene l’allievo e questo richiede parecchio lavoro al docente. La mutazione alle SMe della implementanda pratica della cartella dell’allievo creata alle SI/SE ci sembra più complessa di quanto il documento lasci intendere, sia nella redazione che nell’uso. Più che un profilo strettamente disciplinare, sarebbe forse utile stilare un profilo complessivo che scaturisca 5 dalle osservazioni raccolte dal docente di classe durante le riunioni del Consiglio di classe, che tenga quindi conto di più voci e ambiti. Lo stesso dicasi per il profilo della classe. Fissare degli obiettivi e stilare una valutazione del singolo allievo dovrebbe essere uno strumento personale del docente, che lo aiuti ad applicare la differenziazione in classe e a dispensare un insegnamento armonioso. Un profilo come quello definito nel progetto, soprattutto se fortemente negativo, può invece influenzare a priori l’approccio verso lo studente facendolo partire in svantaggio.
La valutazione
In questo capitolo vengono illustrate due innovazioni che si vorrebbero introdurre nella scuola dell’obbligo. Ci permettiamo qualche osservazione in merito.
1. Una valutazione dell’allievo, il profilo per competenze sia disciplinari sia trasversali, dovrebbe affiancare la valutazione tramite nota al termine di ogni grado scolastico. Oltre agli aspetti di cui al punto precedente, si ritiene che un giudizio troppo approfondito possa trasformarsi in una sorta di “marchio” per alcuni ragazzi per i quali si faticherà assai a trovare qualcosa di positivo da dire. Occorre anche tenere presente che la fine dell’obbligo coincide con un periodo di crescita turbolento. Le persone cambiano rapidamente, ma la “pagella” resta: in un mondo dove il periodo di precariato ad inizio carriera tende ad allungarsi sempre di più, presentare un profilo troppo dettagliato dopo 15 anni dall’ottenimento della licenza, potrebbe rivelarsi inutilmente imbarazzante. Visto che alcuni dati possono essere sensibili, si ritiene indispensabile poi garantire la confidenzialità nella gestione degli stessi. Oltre a ciò, altri dubbi vertono sull’utilità di un giudizio disciplinare per competenze. In fondo, basterebbe forse rinviare gli interessati alle competenze disciplinari certamente contenute nei nuovi Piani di Studio Harmos (peccato non esserne ancora a conoscenza!) per facilitare la traduzione del valore reale della nota numerica.
2. Accesso alle formazioni successive. Si vuole credere che la futura scuola, con l’aiuto delle famiglie, riuscirà a valorizzare e orientare i ragazzi meglio di oggi affinché si possa cambiare il sistema vigente, in particolare abolendo la media minima per accedere alle Scuole Medie superiori, in modo che la licenza conferita alla fine dell’obbligo permetta l’accesso diretto a qualsiasi altra formazione successiva. Ciò dovrà permettere di attenuare l’attuale “corsa al voto” e le pressioni su allievi e docenti per il raggiungimento della fatidica media, affinché il percorso formativo sia scelto in base a interessi e capacità. Bisognerà quindi immaginare delle misure di accompagnamento efficaci e tra queste non andranno dimenticate quelle che riguardano alcune scuole professionali del Cantone dove, di fatto, oggi vige il numero chiuso per diversi motivi, dal mancato adeguamento della capacità di accoglienza alla crescita della popolazione, alla carenza di posti di apprendistato e tirocinio. Già oggi le SMS e alcune scuole professionali stanno scoppiando: accenniamo qui solo a titolo di esempio al moltiplicarsi delle “baracche”, che va ovviamente a discapito della qualità degli spazi scolastici della quale lo studio in oggetto indica l’importanza per allievi e docenti.
I docenti
Benché tutti gli insegnanti siano coinvolti nell’attuazione della riforma, il cambiamento più rilevante riguarda la categoria dei docenti della Scuola Media. L’aumento del tempo di presenza in sede, necessaria al consolidamento delle Comunità di Apprendimento Professionale (CAP), andrà quantificato e valutato. È però un cambiamento di paradigma che rischia di influire sulla già scarsa attrattiva della professione: la libertà della gestione del tempo per il lavoro fuori dalle ore-lezione rimane uno degli ultimi atouts contrattuali. Come espressione sindacale dei docenti, non possiamo non evidenziare che la riforma implica quindi anche un grande investimento in entusiasmo, ciò che significa tempo ed energia, da parte del futuro docente. Lo studio lo dice … riconoscendone e gratificandone l’impegno. … (p.30). Al di là degli aspetti salariali, valutando l’aggravio presumibile, ci sentiamo di prendere come base di riflessione quanto richiesto Oltralpe, dove i docenti tramite le loro associazioni chiedono la diminuzione del numero massimo di allievi a 20 per classe e una diminuzione dell’orario a 20 ore-lezione settimanali (“20+20”). Questo ci sembra il minimo per permettere al docente di lavorare sufficientemente bene per portare avanti la riforma, che altrimenti rischia di restare solo sulla carta. E ciò sarebbe peccato. Va da sé che seguiremo da vicino la fase di sperimentazione per verificare che le misure di accompagnamento contrattuali indispensabili siano implementate parallelamente e contemporaneamente a quelle pedagogico-didattiche fin qui illustrate e che ascolteremo e valuteremo le impressioni dei docenti che opereranno nelle sedi coinvolte. Anche a questo proposito sarebbe auspicabile una stretta collaborazione tra il gruppo di lavoro e le organizzazioni dei docenti.
Tornando al testo in esame, segnaliamo come diverse delle pratiche virtuose illustrate potrebbero essere intralciate da molti fattori pratici presenti nella nostra scuola odierna: dalla grande mobilità dei docenti, dai tempi parziali, dall’insegnamento in più sedi, dal numero dei gruppi-classe a cui si appartiene, … tutti aspetti sui quali siamo certi il Gruppo sta riflettendo. Entrando nel dettaglio, sarebbero auspicabili chiarimenti su quanto si afferma a p. 32, “Qui si propone di trasformare leggermente la figura a livello istituzionale, specificando un ruolo di accompagnatore (Coach)”, riferendosi al docente di classe. Già oggi al docente di classe sono richieste molte competenze e disponibilità per seguire da vicino tutti gli allievi. In questo progetto è evidente la volontà di potenziare ulteriormente il suo ruolo. Non va tralasciata quindi una valorizzazione e un riconoscimento corretto dei compiti affidatigli. Sarebbe quindi positivo se si riuscisse a diminuire almeno il carico burocratico (p.32), ma bisogna pensare anche a sgravi e altri aiuti.
Segnaliamo infine come un’attenta riflessione sia da effettuarsi anche in merito all’importante ruolo dei/delle docenti e degli/delle operatori/trici delle scuole speciali, attori un po’ assenti in questo documento.
L’istituto scolastico
Non ci dilungheremo inutilmente sull’importanza della qualità degli spazi per il benessere e la qualità del lavoro di chi li occupa. Noi a scuola ci viviamo tutti i giorni, con gli allievi. Per deformazione professionale segnaliamo quella che è sicuramente una dimenticanza degli estensori del documento: tra le tipologie illustrative dei differenti spazi non si accenna mai a biblioteche et similia.
Essendo importante, ribadiamo qui il concetto fondamentale di equità declinato a livello territoriale. La creazione di un budget annuale che le direzioni possano gestire autonomamente è auspicabile, ma è indispensabile che il livello e le offerte di formazione siano paragonabili in tutte le sedi del Cantone, per tutti i gradi scolastici indipendentemente dalla forza finanziaria dei Comuni, dalla taglia delle sedi, …
Anche per questi motivi siamo invece assai scettici circa la possibilità accennata (p. 40) di aumentare il margine di autonomia delle direzioni delle sedi nella gestione del personale ed in particolare per quello che attiene alla scelta dei docenti.
Calendario di massima
Possiamo capire l’entusiasmo di chi lavora sul progetto da tempo, però il calendario di massima ci sembra assai stretto: probabilmente lo si potrà rispettare in modo utile solo se vi sarà larga adesione al progetto da parte dei docenti, delle famiglie e del mondo politico, se il passaggio dalla teoria qui presentata alla pratica (griglie, opzioni, …) sarà convincente e se si potranno fornire le condizioni quadro indispensabili.
Vogliamo concludere ringraziando il Dipartimento, la Divisione e il Gruppo di Lavoro per aver promosso una riflessione di tale respiro sulla Scuola, per la qualità del progetto La scuola che verrà, per la disponibilità nel fornire informazioni e per aver chiesto la nostra opinione. A tal proposito ci sembra importante poter avere uno scambio d’opinione regolare e siamo volentieri a disposizione per ulteriori collaborazioni e confronti sugli sviluppi futuri.