Il DECS ha deciso di occuparsi dei minorenni richiedenti d’asilo – nello specifico dei figli delle famiglie in attesa in Ticino di essere collocate dalla Confederazione in un Cantone – in una classe istituita a partire dal febbraio 2020 all’interno del Centro federale per richiedenti d’asilo di Novazzano: una “classe-ghetto” qualcuno l’ha definita.
La decisione ha suscitato tra la primavera e l’autunno di quest’anno diverse perplessità. A criticare la scelta del Dipartimento è stata innanzitutto l’Associazione Progetto aula 13 (un’associazione composta da professionisti attivi nel campo educativo che da tempo lavora con le famiglie migranti), che fin dal maggio scorso ha sottolineato come essa non fosse affatto obbligata, che la normativa federale non impone nulla del genere. La scelta del DECS – ha ribadito l’associazione in un incontro avuto con il capo del Dipartimento Manuele Bertoli – è una vera e propria occasione di accoglienza e integrazione, seppur temporanea, mancata. Alla scelta di istituire una classe all’interno del Centro per asilanti sarebbe di gran lunga preferibile – sostiene l’associazione – l’opzione di una classe dedicata ai migranti minori inserita in un contesto scolastico ‘normale’.
Alla fine dell’anno scolastico scorso ha preso posizione sul tema anche il collegio dei docenti delle scuole speciali del Sopraceneri, che è poi tornato sulla questione alla fine del mese di novembre con una lettera rivolta al capo del dipartimento. Riportiamo qui di seguito i due documenti elaborati da questi colleghi, che ci paiono condivisibili: sarebbe auspicabile diventino la base per ulteriori prese di posizione sulla vicenda.
Richiedenti l’asilo minorenni in età di obbligo scolastico
Il Collegio docenti dell’Istituto delle Scuole Speciali del Sopraceneri sostiene il principio di inclusione dei richiedenti l’asilo minorenni nella scuola pubblica, contenuto nella presa di posizione dell’Associazione Progetto Aula13, e chiede al DECS di rivedere la sua posizione in merito alle modalità di applicazione dell’art. 80 della nuova Legge federale sull’asilo.
In particolare, chiediamo al Dipartimento di istituire sì una o più classi (secondo i bisogni) di accoglienza per richiedenti l’asilo in età di obbligo scolastico, ma che esse non siano in nessun caso organizzate all’interno del centro federale per richiedenti l’asilo bensì all’interno di sedi di scuola pubblica della zona.
I bambini e i ragazzi potranno in questo modo essere accolti in una scuola con dei pari, con i quali avranno da subito l’occasione di interagire, sia spontaneamente (durante le pause) sia in modo più organizzato, secondo le modalità e i tempi che docenti e direzioni riterranno più opportuni.
Collegio dei docenti delle scuole speciali del Sopraceneri (maggio 2019)
Lettera all’on. Bertoli
Egregio Direttore,
innanzitutto, la ringraziamo per il suo scritto dell’agosto scorso e per averci fatto partecipi della risposta ad un’interrogazione parlamentare.
Con la presente ci permettiamo di ritornare sul tema. Da un lato perché, da professionisti dell’educazione, riteniamo importanti i temi dell’integrazione e dell’inclusione degli allievi con bisogni educativi speciali, quali possono appunto essere considerati i giovani richiedenti l’asilo. D’altro lato perché riteniamo non sia stata colta pienamente la differenza fra quanto da noi proposto e quanto sottintendono invece le domande contenute nella citata interrogazione parlamentare.
Coscienti delle particolarità della situazione di questi bambini/ragazzi – che richiede certamente una presa a carico educativa specifica e adeguata – nella nostra risoluzione del giugno scorso non contestavamo infatti la creazione di classi di accoglienza loro riservate. Chiedevamo però che esse fossero inserite in un contesto scolastico – vale a dire presso sedi scolastiche della regione – e non all’interno del centro di accoglienza. Questo anche perché la scuola è ritenuta da tutti i massimi esperti di gestione di eventi traumatogeni, il luogo che dà o ridà sicurezza e stabilità ai bambini.
Una soluzione che ci pare possa meglio rappresentare un punto di incontro fra le varie esigenze in campo:
- rispettare i bisogni speciali di questi bambini/ragazzi elencati nella risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione (classe a effettivi ridotti, docenti specializzati, spazio protetto e sicuro);
- evitare loro una situazione (inutilmente) segregativa;
- non incidere sulla «continuità didattica e educativa» per allievi delle scuole regolari.
E che permetterebbe inoltre di rendere più semplici e spontanee lo svolgimento di eventuali attività in comune con classi delle scuole regolari.
In conclusione, chiediamo alla DS e al direttore del DECS di valutare attentamente l’esperienza della classe di accoglienza di Biasca per poi riproporre tale modello anche con l’apertura del centro di Novazzano.
Certi di aver suscitato tutta la sua attenzione la ringraziamo e la salutiamo cordialmente.
Collegio docenti delle scuole speciali del Sopraceneri, 27.11.2019