Egregio Direttore Berger, Onorevole Consigliere di Stato Bertoli,

qui di seguito troverete le osservazioni del collegio docenti di Gravesano, approvate all’unanimità in occasione della seduta plenaria del20 aprile 2015, in merito al documento “Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese”.

Ci teniamo prima di tutto a segnalare che abbiamo apprezzato la rinnovata volontà dipartimentale di occuparsi della scuola e di farsi carico, anche se perora solo parzialmente (vedi progetto “Linea”), del disagio e delle difficoltà anche quotidiane del corpo docente.

Prima di entrare nel vivo della discussione del documento, però, ci siano concesse due osservazioni preliminari:

  • non ci ha convinto la gestione della consultazione che riguarda questo importante documento: infatti in un primo momento avrebbe dovuto essere una consultazione solo parziale, visto che coinvolgeva solo i quadri dirigenti e le associazioni magistrali; poi improvvisamente è stata estesa a tutti, ma con tempi di risposta molto stretti; infine è stata accordata una proroga del termine di risposta;
  • inoltre, per quanto a noi noto, sembra che per la redazione del documento non sia stato coinvolto nessun docente in attività; oltretutto troviamo che sia un po’ deludente che il documento non sia nemmeno firmato e che non vi sia chiarezza su chi ha partecipato alla sua stesura.

Alla luce di queste due premesse a noi sembra di poter affermare che il rapporto di fiducia tra Divisione della scuola e docenti andrebbe coltivato in modo diverso, anche e soprattutto in vista delle riforme che verranno; inoltre fatichiamo a cogliere la volontà di un reale coinvolgimento dei docenti e dei collegi docenti in questo processo di consultazione.

Entrando nel merito del documento, esso, ha suscitato dei dubbi in parecchi di noi; qui di seguito elenchiamo i principali aspetti che abbiamo discusso.

  1. Ci sembra che un “Profilo” redatto in questa forma abbia troppi destinatari; volendo rivolgersi a tutti quegli attori della scuola si dovrebbe immaginare un testo molto più breve, piuttosto generico, che potrebbe poi venire declinato in modo specifico secondo il singolo destinatario (autorità politica, docenti dei diversi ordini di scuola, genitori, esperti, allievi).
  1. Troviamo, inoltre, che un documento scritto con l’ambizione di essere utile a un numero così grande di attori e a degli scopi così disparati, possa essere pericoloso nelle mani di alcuni dei destinatari citati: infatti, come mostrato anche poco sopra, si presta a interpretazioni diverse; potrebbe perciò venir utilizzato in modo strumentale da alcuni attori (pensiamo, ad esempio, ai genitori o alle autorità di nomina a livello comunale).
  2. Come accennato, è un documento che vuole essere esaustivo, in cui sono elencate più di 100 caratteristiche; ammesso che sia possibile scrivere un documento del genere, ci sembra che fra quei tratti sia necessaria una gerarchia: cosa è essenziale, cosa è secondario, cosa è indispensabile, cosa è auspicabile? Inoltre il “Profilo” non accenna in nessuno dei numerosi punti al tema della correzione degli elaborati degli allievi, uno degli oneri maggiormente gravosi per buona parte degli insegnanti; anche il fatto che la professione prevede un certo carico di lavoro fuori dell’aula scolastica andrebbe, a nostro giudizio, enfatizzato e messo in valore.
  3. Altro punto critico (e che riguarda anch’esso l’impostazione generale del documento) è quello relativo a una serie di affermazioni che da una parte sembrano mettere in dubbio la professionalità dei docenti attualmente attivi e che d’altra parte rinviano a dei non meglio precisati studi e a dei risultati raggiunti dalle scienze dell’educazione: ad esempio a pagina 8 si legge che “il docente deve essere pronto a rimettere in discussione in modo anche profondo alcuni concetti, modelli e convinzioni di fondo alla luce dei risultati della ricerca condotta nell’ambito delle scienze dell’educazione”: ma non viene detto, appunto, quali sarebbero questi risultati; oppure a pagina 3 si legge che “varie fonti sono concordi sul fatto che la professionalità del docente debba oggi svilupparsi secondo modalità almeno in parte diverse rispetto a quelle finora praticate”: ma, ahimè, non vengono segnalate quali sarebbero queste varie fonti.
  4. Vi sono poi alcuni punti che sono espressi in modo un po’ ambiguo: ad esempio a pagina 10 si afferma che “l’insegnante è in grado di condurre ogni allievo e ogni persona in formazione a conseguire almeno degli obiettivi minimi rispetto alle tematiche dei piani di studio e di formazione”. Così come scritto, sebbene inserito nel capitolo “Competenze di pianificazione, organizzazione e svolgimento delle lezioni”, si potrebbe avere la sensazione che s’intenda che la responsabilità del raggiungimento degli obiettivi minimi sia tutta a carico del docente (in quanto non in grado di…), il che, per assurdo, porterebbe al paradosso che se la valutazione fosse insufficiente si tratterebbe di un fallimento dell’insegnante e non di un insuccesso dello studente! Si pensi alla situazione in cui ci si trova confrontati con allievi con gravi deficit cognitivi o completamente demotivati, ad esempio.
  1. Un altro punto che abbiamo discusso a lungo di questo “Profilo”, particolarmente problematico agli occhi di una parte di noi visto che riguarda l’impostazione di fondo del documento, è il seguente: nel “Rapporto sull’identità del docente” redatto nel 2007, veniva enfatizzata, quale tratto fondante della professione, “la consapevolezza della centralità della cultura, del sapere disciplinare, della costanza con cui lo (si) aggiorna, dello studio come elemento centrale della professione”: questa dimensione, nel documento attualmente in consultazione sembra aver perso la sua centralità, ritrovandosi subordinata a tutta una (lunga) serie di altre competenze/capacità, in particolare a quelle socio-assistenziali. Riteniamo, invece, che la preparazione culturale del docente sia essenziale e vorremmo che questo tratto potesse emergere in modo più perentorio.
  2. Un documento di questo genere arrischia di omologare, appiattire la pluralità di approcci e di stili educativi e didattici che caratterizzano (e che dovrebbero caratterizzare) la nostra professione e che la arricchisce. Il principio dell’autonomia e della responsabilità didattica deve essere uno dei pilastri fondamentali del profilo del docente. In altre parole, si dovrebbe a nostro avviso continuare a permettere all’interno del corpo docenti l’esistenza sia di una pluralità di opinioni, sia di pratiche pedagogiche e didattiche diverse fra di loro. Inoltre il docente deve potere mantenere il suo spirito critico nei confronti della società, delle mode pedagogiche e dei sistemi educativi dominanti. Il mantenimento di queste diversità, all’interno di un quadro di riferimento comunque condiviso, è garanzia di pluralismo.
  3. Infine abbiamo l’impressione che come strumento di valutazione (è questo che si intende con “vigilanza sull’insegnamento” o con “gestione del corpo docente”?) il “Profilo” abbia una dubbia efficacia perché almeno alcuni dei tratti elencati risultano difficilmente misurabili, soprattutto in modo “oggettivo”: come valutare l’empatia di un docente, ad esempio? O come valutare, per dirne una, se un docente “pratica in modo adeguato l’ascolto attivo (p. 10)”?

 

Perciò la nostra richiesta è che il documento nella sua forma attuale venga rivisto alla luce di una riflessione condotta con la necessaria tranquillità; inoltre auspichiamo che i docenti siano coinvolti nella eventuale futura riscrittura del documento.