Il gruppo di lavoro della Scuola Media Bellinzona 2 ha preso posizione circa il documento sopra indicato. Di seguito sono brevemente elencate le principali critiche e riflessioni:

  • Ci si interroga su quali siano le reali finalità di questo documento; gli obiettivi generali appaiono infatti nebulosi. L’impressione è che si voglia restringere lo spazio di manovra e limitare la libertà di pensiero dei singoli insegnanti, al fine di ridurre la professione di docente ad un ruolo meramente impiegatizio e certificativo, analogo ai modelli attuati all’interno delle aziende.
  • Numerosi enunciati possono chiaramente considerarsi condivisibili, ma li riteniamo vaghi e spesso banali, lesivi della dignità intellettuale di professionisti formatisi attraverso un lungo percorso accademico. Ci terrorizza l’idea che la nostra formazione possa venir considerata alla stregua di un inutile corollario e schiacciata da rigide direttive imposte dall’alto.
  • Non accettiamo il ruolo dispotico attribuito alle Scienze dell’Educazione; queste ultime dovrebbero fornire un valido sostegno per la buona riuscita del nostro operato e non pretendere di essere un insieme di dogmi incontrovertibili. Riteniamo inoltre che i cambiamenti paradigmatici siano assolutamente troppo frequenti; rifiutiamo pertanto di mettere regolarmente in discussione tutto il nostro operato e le nostre convinzioni alla luce delle nuove teorie in questo campo.
  • Rifiutiamo il ruolo completamente subordinato alle istituzioni e più in generale alla società. L’insegnante deve essere libero di mettere in discussione e rigettare, all’interno di una dialettica democratica, valori che considera dubbi, se non addirittura aberranti. La società è piegata al mondo dell’economia e della finanza, la scuola non deve seguire questo esempio che poco o nulla ha a che vedere con la crescita morale ed intellettuale dei nostri giovani. Compito della scuola non deve essere quello di creare dei quadri e dei sottoposti, ma di sviluppare lo spirito critico del singolo individuo.

Rigettiamo pertanto interamente questo documento e, prendendo spunto dal minimalismo deontologico teorizzato da Eirick Prairat, vi salutiamo con questa sua riflessione: l’insegnante è una persona diversa dagli altri professionisti e quindi ha il diritto di esercitare la propria funzione restando fedele al proprio modo di essere. Non bisogna dunque ostinarsi nell’indicare le pratiche da seguire, bensì limitarsi ad evidenziare quei modi di comportamento che devono assolutamente essere banditi.