Petizione all’indirizzo del DECS
Il film Lavagne (del 2000) della regista iraniana Samira Makhmalbaf racconta la storia di un gruppo di maestri che, ognuno con la propria lavagna caricata sulle spalle, va alla ricerca di allievi tra i monti del Kurdistan devastato dalla guerra tra Iran e Iraq. La pellicola, premiata al Festival di Cannes, mostra come la sola presenza di un maestro e di una tavola d’ardesia – senza elettricità, aule o altri strumenti didattici – possa trasformare un luogo qualunque in una scuola. L’opera Das Schulexamen (del 1862) del pittore svizzero Albert Anker ci trasporta invece all’interno di una scuola elementare rurale, dove si svolge l’interrogazione di un ragazzino: attorno alla lavagna, posta al centro del dipinto, sembrano prendere vita tutti i momenti del percorso didattico.
Queste due opere raccontano di una scuola del passato e dell’altrove. Ma è lecito chiedersi se, nell’Occidente ipertecnologico della seconda modernità, una scuola fatta di lavagne e gessi, di fogli e quaderni, sia davvero superata dal turbine della storia e ormai incapace di formare gli alunni. Così come è opportuno chiedersi se il massiccio investimento tecnologico sia davvero l’iniziativa più urgente per affrontare i bisogni educativi della scuola ticinese.
Negli ultimi anni la risposta sembra scontata. La digitalizzazione, non di rado associata all’idea di “innovazione” e di “progresso”, viene correntemente rappresentata come un orizzonte sociale necessario e desiderabile, attorno al quale si condensano le più moderne aspettative. Come scrive il sociologo Marco Gui, “questo potenziale immaginativo prefigura l’opportunità tanto attesa di cambiare ciò che non funziona nella scuola, di fornire una risposta più efficace alle sfide educative di giovani che vivono in un mondo in grande trasformazione” (Il digitale a scuola. Rivoluzione o abbaglio, Il Mulino, Bologna 2019).
All’introduzione della tecnologia nei percorsi formativi, associata a valori implicitamente positivi, si attribuisce oggi il ruolo di un nuovo deus ex machina per un’istituzione scolastica da svecchiare. E sembra che i fautori della digitalizzazione e del rinnovamento abbiano finalmente trovato un colpevole silenzioso e muto: la vetusta lastra in ardesia! Con furia iconoclasta, dalle aule si stanno eliminando le vecchie lavagne per far posto a schermi sempre più grandi, sempre più luminosi, sempre più interattivi.
In questo panorama il nostro Cantone non costituisce un’eccezione. Anzi! Nell’anno scolastico 2021/22 il DECS ha avviato il cosiddetto “Masterplan per la digitalizzazione delle scuole ticinesi”, che mira a rafforzare la tecnologia e i sistemi informatici a sostegno dell’insegnamento in tutte le scuole cantonali[1]. Il progetto beneficia di un credito di 47’100’000 franchi e, nella sua prima fase, prevede l’adeguamento del 70% degli istituti scolastici entro la fine del 2023.
Tra gli interventi preventivati, molti dei quali lodevoli, vi è la “posa o installazione” degli Schermi Tattili Interattivi, ovvero gli “STI” di cui si sente molto parlare negli ultimi mesi. La posa di tali supporti digitali, date le loro considerevoli (per usare un eufemismo) dimensioni, comporta l’eliminazione delle vecchie lavagne di ardesia o dei pur recenti videoproiettori in gran parte delle aule. Un’eliminazione che non sembra dettata da esigenze didattiche specifiche o da riflessioni pedagogiche, ma da semplici considerazioni logistiche.
Sacrificheremo in questo tristo modo la tradizionale lavagna? Pensioneremo quello spazio della manualità e dell’appunto condiviso, quello strumento che non necessita di particolare manutenzione e non diventa obsoleto (emblema di una scuola che nella calligrafia del maestro e in quella un po’ sghemba dell’allievo recava traccia della relazione umana) per celebrare l’anonima inespressività dello schermo e della virtualità?
I firmatari della presente petizione non si oppongono affatto all’integrazione delle tecnologie digitali nella scuola quando gestita in modo accorto e pedagogicamente proficuo. Chiedono però che – in tutti gli ordini di scuola – sia salvaguardato l’uso della lavagna d’ardesia nelle aule e sia lasciata agli insegnanti la scelta di come impostare il loro lavoro in classe nonché la possibilità di spegnere, all’occorrenza, tutti gli apparecchi digitali. Siamo in molti a non immaginare una lezione senza scarabocchi sulla buona, vecchia (ed ecologica) lavagna di ardesia.
[1] https://www4.ti.ch/decs/ds/cerdd/masterplan/masterplan-per-la-digitalizzazione-delle-scuole-ticinesi/