Pubblichiamo la risposta del Movimento della Scuola alla consultazione indetta dal DECS sulla questione dell’inserimento dell’insegnamento del tedesco già in prima media.

Il Movimento della Scuola si è già espresso in merito all’inserimento del tedesco in prima media, annunciando la sua contrarietà in un articolo datato 22 gennaio 2023 dal titolo “Anticipare l’insegnamento del tedesco?”.

È a partire dalle riflessioni sviluppate in quel breve testo che riteniamo utile rispondere alla consultazione indetta dal DECS sulle modalità con le quali si vuole introdurre il tedesco in prima media.

Prima di entrare nel merito delle tre proposte avanzate, ci sentiamo in dovere di fare alcune considerazioni generali, a nostro avviso imprescindibili:

  • Innanzitutto, ribadiamo il nostro scetticismo rispetto alla decisione granconsigliare, sottolineando un aspetto ai nostri occhi decisivo: già ora sono presenti nelle sedi di scuola media numerose figure che insegnano tedesco senza averne i requisiti (incaricati senza abilitazione, supplenti o madrelingua senza una formazione specifica). L’inserimento del tedesco in prima media comporterebbe la necessità di reclutare ulteriori docenti (da un minimo di 6 a un massimo di 26, secondo le stime fornite): come si pensa di poterne trovare? E come si pensa di poter garantire uno standard adeguato di insegnamento, se già nella situazione attuale esiste questa problematica?
  • Si tenga inoltre conto del fatto che il passaggio dalla quinta elementare alla prima media è già di per sé complicato, dal punto di vista delle allieve e degli allievi. L’inserimento di un’ulteriore materia non renderebbe di certo questo momento meno delicato, tutt’altro, soprattutto per le allieve e gli allievi scolasticamente più fragili. C’è forse il rischio che si arrivi a prevedere esoneri già in prima? Ci parrebbe una prospettiva poco auspicabile.
  • Insistiamo sul fatto che – invece di procedere con scelte limitate, parziali e poco pensate – sarebbe stato più opportuno aprire una discussione complessiva, seria e approfondita, sulle L2 nel settore della scuola dell’obbligo. La questione – oggi particolarmente spinosa – andrebbe affrontata in termini sistemici, in caso contrario invece di risolvere i problemi non si farà che acuirli.
  • Da considerare anche il fatto che, in un momento di congiuntura economica difficile, si chiedono fondi per questo progetto. Tra i costi da prevedere, vi sono quelli relativi ai Piani di studio, che andranno rivisti, con un onere lavorativo maggiorato per gli esperti e il corpo docente, già oggi oberati nello svolgimento dei loro compiti.
  • Per concludere, ci teniamo a ricordare che nell’anno scolastico 2025-2026 è previsto anche il superamento generalizzato dei corsi A e B. L’insieme delle e dei docenti di tedesco (in parte già in sofferenza di fronte alla difficoltà a reclutare personale formato, come si diceva) dovrebbe affrontare in un unico momento una doppia sfida particolarmente pesante: si troverebbero in terza e quarta con una modifica strutturale da gestire e con una novità da preparare in prima.

Dopo questa premessa, vogliamo entrare nel dettaglio delle tre proposte per l’inserimento del tedesco in prima media.

Modello 1: Settimana intensiva/Giornate dedicate

È il modello, tra quelli presi in esame, che ci pare meno dannoso, in quanto, teoricamente, permette di evitare la nota a fine anno e non appesantisce l’orario delle allieve e degli allievi di prima media, che già devono affrontare il problematico passaggio da un ordine scolastico all’altro.

Il modello 1 comporterebbe comunque dei problemi:

  • rischierebbe di tradursi in un notevole aggravio organizzativo per le direzioni;
  • farebbe con tutta probabilità perdere ore-lezione di tedesco agli allievi di II, III e IV, nonché saltare ore ad altre materie;
  • si appesantirebbe il calendario delle numerose giornate-progetto e uscite già previste;
  • non sarebbe scontato riuscire a proporre un’offerta didattica simile nelle diverse sedi, cioè a garantire un trattamento equivalente per tutte le allieve e tutti gli allievi nell’avvicinamento alla lingua;
  • si porrebbe il problema di quali docenti potrebbero animare le attività previste (dando per assodato che i docenti di tedesco di una singola sede non sono in numero sufficiente per gestire tutte le classi prime in contemporanea);

Per tutti questi motivi, ci sentiamo di fornire una proposta concreta per rendere praticabile questo modello: costituire a livello cantonale, alle dirette dipendenze del DECS, un gruppo di docenti di tedesco che si occupi esclusivamente, cioè a tempo pieno, dell’organizzazione e della gestione di queste giornate, progettando prima e animando poi le diverse attività. Questo gruppo di docenti potrà essere di volta in volta “prenotato” dalle diverse sedi durante il corso dell’anno.

In termini di fabbisogno di insegnanti, questa ipotesi comporterebbe – secondo nostri calcoli approssimativi – la necessità di assumere più o meno una dozzina di nuove o nuovi docenti di tedesco.

Modello 2: Laboratori di francese/tedesco

Il modello 2 è a nostro avviso il meno convincente e il più complicato da realizzare dal punto di vista di ogni attore della scuola media:

  • La prima opzione prevederebbe 2 UD di laboratorio di tedesco ogni 3 settimane, quindi meno di una UD alla settimana, uno scenario in cui non sarebbe possibile nessuna continuità didattica e nel quale l’orario delle lezioni che gli allievi di prima dovrebbero gestire risulterebbe particolarmente complicato.
  • La seconda opzione ridurrebbe in maniera significativa le ore di francese seguite dalle allieve e dagli allievi, scenario che non ci pare per nulla desiderabile, che renderebbe  più difficoltoso l’avvicinamento a quella lingua e porterebbe necessariamente ad una revisione dei Piani di studio.
  • Il tedesco diventerebbe una materia (con nota) aggiuntiva, un fatto che implicherebbe per le allieve e gli allievi un aggravio in termini di verifiche, di studio, di compiti, oltreché di gestione delle relazioni con un ennesimo insegnante.
  • Risulterebbe inoltre problematico reperire docenti e organizzare l’orario con docenti condivisi, senza considerare l’enorme problema degli spazi che, con la moltiplicazione delle lezioni ad effettivi ridotti, sono diventati nelle sedi sempre più difficili da gestire.
  • Infine, non ci pare un problema da sottovalutare il fatto che per questa via diventerebbero tante le ore a effettivi ridotti per le classi prime e che ciò potrebbe rendere più difficoltoso lo sforzo teso a costruire tra le allieve e gli allievi il senso di appartenenza al gruppo-classe.

Modello 3: “Arrocco” in griglia

Anche il modello 3 ci pare particolarmente problematico. Certo, a differenza del modello precedente garantirebbe una certa continuità didattica e non comporterebbe una riduzione della dotazione oraria di francese; inoltre in qualche modo risolverebbe lo storico problema della sorveglianza delle allieve e degli allievi che non frequentano l’ora di religione. Ma – qui sta il punto – anch’esso prevede l’inserimento di una materia supplementare in prima, con tutte le conseguenze negative del caso (v. sopra).