Care colleghe e cari colleghi,

tramite le direzioni delle vostre sedi nei giorni scorsi avete ricevuto il cosiddetto “Protocollo quarantene”, emanato dal DECS l’8 gennaio.

Vi facciamo avere per vostra informazione la lettera con la quale il Movimento della Scuola ha risposto alla “consultazione” che su tale documento la Divisione scuola ha promosso al rientro dalle vacanze natalizie. La lettera solleva innanzitutto una questione di metodo, criticando tempi e modalità con cui l’autorità scolastica è portata negli ultimi tempi a coinvolgere le organizzazioni che si propongono di rappresentare gli insegnanti, tempi e modalità che nel caso specifico sono stati a nostro giudizio inaccettabili.

Nel nostro testo esponiamo anche qualche considerazione critica nel merito del documento dipartimentale, in particolare della scelta del DECS di intervenire in un campo – quello della gestione delle quarantene a scuola – su cui fin da ottobre, nei diversi ordini scolastici, si erano adottati accorgimenti funzionali alle specifiche situazioni d’istituto che, a nostra conoscenza, risultavano nel loro complesso soddisfacenti: ci chiediamo dunque quanto la scelta di intervenire con prescrizioni dall’alto sia veramente la più efficace, quanto invece sia lesiva del principio dell’autonomia didattica dei docenti.

Ora che abbiamo sotto mano la versione definitiva del protocollo, ci permettiamo di aggiungere, a complemento di quanto troverete nella lettera riportata di seguito, un paio di altre osservazioni:

  • Le nuove norme da attuare in caso di quarantena impongono un serio problema di ordine sindacale. Esse chiedono che in quasi tutti gli ordini scolastici gli insegnanti carichino sulla piattaforma Moodle materiali e indicazioni di lavoro per gli alunni in quarantena, garantendo che questi ultimi possano “lavorare in modo autonomo” favorendo attività “per il cui svolgimento non sia necessario stampare documenti”. Ciò implica – soprattutto nel caso l’insegnante debba occuparsi di classi in cui parte degli allievi segue in presenza e parte a distanza – un lavoro aggiuntivo non indifferente, inversamente proporzionale all’età degli allievi e al loro conseguente grado di autonomia: come è stato ricordato in questi mesi da più parti, difficilmente materiali, consegne e spiegazioni di un’attività caricata su Moodle possono essere identici a quelli utilizzati per l’attività in presenza. D’altra parte, anche le indicazioni concernenti scuole comunali e scuole speciali (escluse dall’obbligo di far capo alla piattaforma Moodle) sono portatrici di oneri aggiuntivi per gli insegnanti. Ebbene, nel formulare questa indicazione, ci si è posti il problema del sovraccarico di lavoro? Oppure è l’ennesimo sacrificio gratuito richiesto ai docenti in nome dell’emergenza (la cui fine ancora è di là da venire)?
  • Per il momento l’obbligo dell’uso delle piattaforme digitali quale principale canale di comunicazione con gli allievi assenti riguarda solo i casi di quarantena. Ma quali garanzie abbiamo che in futuro non ci venga imposto per la gestione di qualunque altra assenza? Da parte nostra, l’uso sempre più prescrittivo e sempre più estensivo delle piattaforme digitali a scuola suscita crescente preoccupazione. Non ci sembra che si sia riflettuto a sufficienza sulle numerose implicazioni di tale tendenza. Tra queste vi è, solo per fare un esempio, il fatto che aspetti dell’attività d’insegnamento che trovano il loro significato pieno solo nella relazione docente-studente coltivata nel lavoro d’aula, diventino ora, in forme poco utili a un sano rapporto tra componenti scolastiche, oggetto potenziale di controllo sia da parte delle autorità scolastiche (che hanno a disposizione la registrazione di ogni mossa da noi compiuta sulle piattaforme), sia da parte dei genitori (che può capitare assistano in incognito alle lezioni a distanza).

Pur coscienti del fatto che siamo in un periodo particolarmente carico di lavoro, impegnati nelle operazioni di chiusura del semestre, vi invitiamo a discutere della questione, possibilmente in sede di collegio docenti. Come sempre, siamo disponibili a far circolare tra gli insegnanti contributi e prese di posizione provenienti dalle sedi. Crediamo che mai come ora sia fondamentale far sentire la nostra voce.

Il comitato del Movimento della Scuola

Egregio direttor Berger,

ci spiace dover declinare l’invito da lei rivoltoci per un incontro online fissato per domani 7 gennaio 2021 alle ore 17.00.

Rinunciamo all’incontro per diverse ragioni, sia formali che sostanziali (questo è proprio un caso nel quale la forma tocca la sostanza), che sinteticamente le indichiamo di seguito.

  1. La sua “convocazione” (con allegato documento) è stata spedita il 5 gennaio alle ore 17.43, accompagnata dal seguente intendimento: “Considerando la natura in gran parte prescrittiva del documento, riteniamo opportuno sottoporlo alla vostra attenzione per un confronto e per raccogliere le vostre osservazioni prima di implementarlo.” Spedita dunque la sera di un giorno di vacanza con un anticipo di neppure 48 ore. Questi tempi strettissimi (tenuto anche conto che nella giornata festiva del 6 nessuno è tenuto a consultare la posta elettronica!), per discutere di un documento “prescrittivo” che di fatto graverà ulteriormente sulle già difficili condizioni di lavoro dell’insegnante, assumono involontariamente un tono provocatorio.
  2. A questo documento, come lei stesso fa notare, il DECS sta lavorando da mesi. Riteniamo che se davvero l’intenzione fosse stata quella di favorire un confronto partecipato con le diverse organizzazioni magistrali e sindacali, sarebbe sicuramente stato possibile attivare forme di collaborazione più congrue. Agendo in questo modo, purtroppo, la direzione del DECS dimostra ancora una volta quanto banalmente pretestuoso sia il coinvolgimento degli insegnanti e delle loro organizzazioni.
  3. Nell’occasione specifica (“…le quarantene di singoli allievi o di gruppi anche consistenti di allievi, con la conseguenza per i docenti di dover gestire classi ad effettivi ridotti o fortemente ridotti e parallelamente assicurare un seguito scolastico agli allievi non malati a casa in quarantena”) ci risulta che non siano state sentite, né ufficialmente coinvolte, neppure tutte le direzioni degli istituti scolastici. Ora però si intende procedere con “direttive vincolanti”, “prescrizioni obbligatorie” (sic!), senza che vi sia stato né un vero bilancio di quanto è stato fatto fin qui, né una valutazione condivisa su eventuali problemi emersi.
  4. La drammatica situazione pandemica (e il suo perdurare) costringe tutti, anche nella scuola, ad adottare misure non facili, in molti casi insufficienti o insoddisfacenti. Ne siamo perfettamente consapevoli. Gli insegnanti si sono dimostrati sempre disponibili a investire tempo ed energie per far fronte agli inevitabili disagi e per lavorare a favore di allievi e famiglie. Questa disponibilità, riconosciuta, può essere alimentata non certo emanando nuove “direttive” o editando imposizioni (che presto o tardi, nel loro sommarsi, si dimostreranno inapplicabili), bensì lavorando di concerto con chi affronta in classe e negli istituti le reali situazioni di disagio per trovare soluzioni praticabili. Fare leva sulla responsabilità professionale del docente (unico a poter valutare le situazioni particolari degli allievi) è sicuramente meglio e più produttivo rispetto al costringerlo dentro nuove pastoie indifferenziate.
  5. Le difficoltà derivanti dalla situazione pandemica (dai disagi, dalle sofferenze, dai lutti che determina) potranno essere mitigate solo dimostrando fiducia nei confronti della responsabilità e dell’autonomia didattica dell’insegnante. È illusorio pensare che nuove direttive possano risolvere problemi specifici che solo il buon senso e le decisioni prese all’interno dei singoli istituti potranno di volta in volta affrontare con efficacia.
  6. L’eccezionalità della condizione pandemica non può (e non deve!) essere utilizzata per ridurre l’autonomia nella scelta responsabile degli strumenti e delle misure pedagogico didattiche che spettano all’insegnante, pena il progressivo svilimento della sua condizione professionale e la qualità didattica e scientifica del suo contributo.

Il Movimento della Scuola confida nel fatto che possano essere trovate, fin d’ora, altre modalità partecipative al dibattito sulle difficili scelte di politica scolastica.

Chiede che questa riunione possa essere convocata con tempi adeguati, permettendo a tutte le organizzazioni di analizzare i documenti, di consultare i propri associati, di condividere analisi e suggerimenti, di avanzare proposte costruttive.

Distinti saluti.

Il comitato del Movimento della Scuola

P.S.: L’uso della posta elettronica non può presupporre una sua fruizione continua, ora per ora, neppure in tempi di emergenza. Vista la natura del documento in esame, i tempi corretti della comunicazione dovrebbero essere rispettati. Una riunione si convoca normalmente con almeno dieci giorni di anticipo.