Negli scorsi giorni i collegi dei docenti del Liceo di Bellinzona e del Liceo Lugano 1 hanno approvato, a seguito della discussione avuta sul bilancio dell’esperienza vissuta nelle settimane di chiusura degli edifici scolastici, due risoluzioni che qui riportiamo nella loro integrità.

Risoluzione approvata dal collegio docenti del Liceo di Bellinzona (9 giugno 2020)

Dacché le scuole sono state chiuse, i collegi dei docenti hanno vissuto una situazione di difficile adattamento alle condizioni che la pandemia ha imposto e che chiameremo per semplicità “scuola a distanza”, intendendo con questa locuzione non solo le problematiche legate alla didattica a distanza, ma anche quelle che investono la relazione educativa con gli allievi, la dimensione collaborativa fra insegnanti, la difficile convivenza fra sfera familiare e scolastica/professionale, così come emerso dal sondaggio dei docenti del LiBe.

Occorre ora guardare criticamente, ancorché serenamente, al recente passato, analizzandolo e rilevando gli elementi che, in prospettiva futura, costituiscono un potenziale rischio per l’efficacia formativa e per il benessere di allievi e insegnanti.

Una prima dimensione della vicenda riguarda l’evoluzione del contesto istituzionale e normativo al quale ci si è dovuti progressivamente e rapidamente conformare. Va riconosciuto che l’autorità ha dovuto mettere in campo uno sforzo immane per poter conciliare la sicurezza e l’operatività, così come la sostenibilità per tutte le parti in gioco. Non sarebbe onesto, ora, polemizzare sulle scelte compiute senza tener conto delle difficoltà imposte dall’urgenza. Piuttosto, occorre isolare alcuni aspetti di cui si dovrà far tesoro in prospettiva futura.

Anzitutto sul piano della comunicazione, che si è rivelata insufficiente dal punto di vista degli allievi e delle famiglie (1), generando un forte sentimento di incertezza e di conseguente demotivazione, soprattutto negli allievi di quarta in vista della preparazione agli esami. Considerando, nello specifico, che il 20 aprile si è delineata in modo pressoché chiaro e definitivo la decisione della CDPE in merito allo svolgimento degli esami (2), l’autorità cantonale avrebbe potuto prendere posizione, così come hanno fatto altri cantoni, comunicando ad allievi e docenti quali sarebbero verosimilmente state le modalità adottate dal Ticino, salvo controindicazioni dell’ultima ora. Così come chiedevano gli allievi (3), si sarebbe potuto sancire un anticipo del “periodo speciale”, mobilitando le energie di docenti e allievi interessati dagli esami. Un ulteriore problema legato alla comunicazione riguarda la scelta di portare troppo presto gli allievi a conoscenza delle disposizioni relative all’assegnazione delle note. Già a inizio aprile molti studenti hanno potuto prendere atto che la loro promozione era sostanzialmente assicurata sulla base dei voti del primo semestre; non vi sono dubbi, pur non volendo esagerare in questo senso, che tale comunicazione abbia in parte pregiudicato la dimensione motivazionale di molti di essi.

Il problema appena evocato si sarebbe potuto evitare se il Collegio fosse stato consultato, così come dovrebbe, trattandosi di scelte a carattere didattico-pedagogico. Ma è proprio il mancato coinvolgimento delle parti in causa che caratterizza l’operato della autorità, a tutti i livelli. La necessità di prendere decisioni rapide in situazione di urgenza conferisce certamente legittimità all’approccio dirigista dell’esecutivo e dell’amministrazione, incluse le direzioni scolastiche; ma anche in questi difficili momenti persiste la necessità di garantire l’osservanza di pochi ma irrinunciabili elementi peculiari di una democrazia partecipativa come la nostra, garantendo quanto più possibile ad ogni suo rappresentante le proprie prerogative. Il collegio, nello specifico, è l’organo a cui è affidata la responsabilità delle scelte a carattere pedagogico, didattico, culturale e organizzativo, mentre a direzione e dipartimento spettano i compiti di organizzazione, vigilanza e consulenza. Ciononostante, anche quando le condizioni imposte dall’emergenza lo avrebbero consentito, i collegi sono stati tenuti al margine di ogni scelta importante, quali ad esempio quelle in merito alla valenza della valutazione della didattica a distanza, all’assegnazione delle note, allo svolgimento degli esami di maturità, alle modalità e ai contenuti del rientro a scuola dopo l’8 giugno. I collegi avrebbero potuto essere coinvolti con modalità differenziate, ad esempio tramite riunioni in videoconferenza, così come hanno regolarmente fatto gli istituti delle scuole dell’obbligo.

Ora, in prospettiva futura, occorre considerare la non trascurabile probabilità di un parziale o totale impedimento al normale funzionamento dell’istituto già in autunno, ma anche, più in generale, la possibilità non remota che in futuro si ripresentino condizioni epidemiologiche tali da dover imporre un regime speciale ad un’istituzione, quella del secondario 2, che come poche altre realtà del Paese si sottrae alla possibilità di normale funzionamento nel rispetto delle norme di sicurezza. I numeri che contraddistinguono gli istituti liceali, in particolare, imporrebbero una certa quota di didattica a distanza, che dovrà essere pianificata evitando di essere colti di nuovo di sorpresa. Ma che soprattutto, non essendo inattesa, dovrà evitare che si imponga di nuovo un regime di eccezionalità rispetto ai ruoli e alle competenze degli organi di conduzione della scuola.

Per questo scopo occorre verificare la base legale per garantire le condizioni perché le riunioni degli organismi a tutti i livelli possano essere considerate, pur nel loro impiego dettato esclusivamente dall’eccezionalità, del tutto legittime e sostitutive delle riunioni in presenza. Inoltre occorre chiedere garanzie formali che in futuro le decisioni dell’autorità che avranno un forte impatto sull’impianto pedagogico-didattico, culturale ed educativo dovranno essere preventivamente discusse e concordate con i collegi e/o con una sua rappresentanza riconosciuta.

In particolare queste tutele si impongono con urgenza già in occasione della pianificazione del prossimo anno scolastico. Ad oggi, l’unico segnale di un possibile coinvolgimento dei collegi è rappresentato dalla richiesta di consuntivi da parte delle direzioni a docenti e gruppi di materia. La formulazione della comunicazione della nostra direzione, così come dei quesiti posti, non fornisce alcuna esplicita garanzia che il contributo richiesto ai docenti vada oltre quanto i gruppi scriveranno nei loro rapporti, ad esempio in merito alle cosiddette “buone pratiche” che il corpo docente è stato costretto a sviluppare per necessità contingente. Nello specifico, occorre chiarire quali siano i criteri secondo cui le pratiche possano essere definite “buone” e a chi spetterà stabilire questi criteri. Riteniamo che la scelta dell’impiego o meno degli strumenti digitali e, nel caso, di quali siano gli strumenti più opportuni (“buoni”) perché i singoli docenti delle singole discipline possano ottemperare al meglio al loro mandato formativo e educativo, debba essere di esclusivo appannaggio del docente e non debba passare invece dall’imposizione di uno strumentario messo a disposizione o addirittura imposto dall’autorità.

Analogo ragionamento va applicato alle disposizioni che riguarderanno le singole materie in caso di parziale o totale adozione della scuola a distanza. La scelta su quali materie

vengano toccate, e in che misura, deve essere fatta in stretta collaborazione con i collegi, ad esempio tramite riunioni con i capigruppo di materia di sede. D’altra parte, così come emerge dal sondaggio condotto al LiBe, è chiara e diffusa la percezione che la didattica a distanza sia più faticosa per gli allievi e che dunque debba scontare un ridimensionamento delle consegne, con ricadute sul raggiungimento complessivo degli obiettivi. Un compito di stretta competenze dei docenti, dei gruppi di materia, dei collegi.

Da non trascurare, inoltre, sono le implicazioni della scuola a distanza sulla salute e sull’efficacia del corpo docente: il sondaggio condotto al LiBe pone in luce gli aspetti problematici della conciliazione fra professione e sfera familiare e dell’aggravio di lavoro. Analoghe preoccupazioni sono del resto state espresse anche dall’organizzazione mantello delle associazioni magistrali del secondario 2 (VSG), in linea con le rivendicazioni dell’associazione mantello degli insegnanti svizzeri (LCH) (4): Des mesures de décharge sont nécessaires (réduction du nombre d’heures d’enseignement, phases de récupération suffisantes et suffisamment longues). De plus, des conditions cadres doivent être garanties: conformément aux directives de l’OFSP, les enseignant-e-s doivent disposer de salles de travail appropriées dans les établissements scolaires, afin de préparer leurs cours et de pouvoir enseigner à distance (par vidéo- conférences ou appels téléphoniques également) sans être dérangé-e-s. Si conferma dunque come sia necessario considerare che il lavoro in remoto debba essere accompagnato da adeguate misure di sgravio e dalla messa a disposizione in sede di spazi e mezzi adeguati che consentano di evitare i problemi legati alla progressiva erosione della sfera privata del docente.

(1) Cfr. commento del sondaggio condotto dal Comitato studenti, 26.04.20, pag. 10

(2) Cfr. lettera della presidenza CDPE all’assemblea plenaria e al Consiglio federale, 20.04.20

(3) Cfr. commento del sondaggio condotto dal Comitato studenti, 26.04.20, pag. 17-18

(4) https://www.vsg-sspes.ch/fileadmin/user_upload/2020_04_22_Stellungnahme_VSG_Praesenzunterricht_f.pdf

Risoluzione approvata dal collegio docenti del Liceo di Lugano 1 (25 giugno 2020)

Per tre mesi la scuola ha dovuto affrontare una situazione inedita particolarmente difficile: ci si è proposti di garantire continuità all’attività d’insegnamento nonostante la repentina chiusura delle sedi scolastiche imposta dalla crisi pandemica. Si è trattato di un obiettivo ambizioso, non affatto scontato, che oggi possiamo considerare raggiunto in misura tutto sommato soddisfacente. A questo risultato hanno contribuito tutte le componenti della scuola (a partire dagli insegnanti, dagli studenti e dalle loro famiglie), ma è fuor di dubbio che decisivo è stato lo sforzo messo in campo dalle autorità scolastiche e dagli organi di direzione delle scuole.

Se da un lato ci pare quindi doveroso riconoscere e apprezzare l’enorme mole di lavoro che chi dirige la scuola ha dovuto compiere in queste settimane, dall’altro non ci possiamo esimere dal sollevare pubblicamente – così come già fatto dai colleghi del Liceo di Bellinzona – alcune preoccupazioni riguardanti le modalità con le quali i vertici dipartimentali hanno gestito la comunicazione e il confronto con il corpo docenti. Misure importanti – sia di carattere politico-organizzativo che pedagogico-didattico – sono state adottate nel settore medio superiore senza un adeguato coinvolgimento degli insegnanti. Le scelte riguardanti l’impostazione dell’insegnamento a distanza, la valutazione, gli esami di maturità, le forme del rientro a scuola dopo dopo l’8 giugno, sono state tutte adottate senza mai aver prima sondato le opinioni di coloro che avrebbero dovuto poi applicare le decisioni.

È pur vero che, in riferimento al periodo che abbiamo alle spalle, questa scelta è almeno in parte spiegabile facendo capo al carattere emergenziale della situazione nella quale siamo stati costretti a operare; non ci pare dunque opportuno alimentare ulteriormente la polemica su ciò che è avvenuto nel recente passato. Ci pare più utile guardare al futuro: è pertanto fondamentale che, in vista del rientro a settembre e della necessità di predisporre scenari differenziati in funzione dell’evolversi della situazione epidemiologica, si superi il regime di eccezionalità nella gestione delle misure da adottare. Su questo aspetto particolare, e in generale in merito alla crisi scatenata dal Covid 19, chiediamo che:

  • Anche nel caso di una chiusura (totale o parziale) delle scuole, le autorità prevedano dispositivi di consultazione e coinvolgimento degli insegnanti che non si limitino alla valorizzazione, pur indispensabile, delle associazioni sindacali e magistrali e dei gruppi di materia (questi ultimi per loro natura hanno una visione parziale delle questioni di politica scolastica); si torni ad assegnare ai collegi dei docenti il ruolo dato loro dalla Legge della scuola, quale principale sede di confronto tra insegnanti sugli aspetti pedagogici-didattici del funzionamento dei propri istituti e sulle scelte più generali di politiche scolastica.
  • Le modalità e il senso didattico dell’adozione degli strumenti utili a realizzare l’insegnamento a distanza tengano sì in debito conto le indicazioni degli esperti informatici e del CERDD, ma vengano infine definiti soprattutto sulla base delle esigenze espresse dagli insegnanti, nel rispetto dell’autonomia didattica di ognuno di essi.
  • Si avvii una seria ma rapida riflessione sulle misure indispensabili per alleviare le pesanti implicazioni che la scuola a distanza, e ancor più il modello misto (in presenza e a distanza), hanno sulla salute e sugli oneri lavorativi degli insegnanti, così come sugli aspetti problematici della conciliazione fra professione e sfera familiare. Su questo punto non possiamo che sottoscrivere quanto sostenuto dal collegio del Liceo di Bellinzona il quale, riprendendo le richieste delle associazioni sindacali e magistrali cantonali e nazionali, scrive: “si conferma come sia necessario considerare che il lavoro in remoto debba essere accompagnato da adeguate misure di sgravio e dalla messa a disposizione in sede di spazi e mezzi che consentano di evitare i problemi legati alla progressiva erosione della sfera privata del docente”.
  • Si incoraggi anche in futuro l’autonomia di sede, così che i collegi docenti possano far tesoro delle esperienze raccolte con le classi in relazione a come gli allievi hanno vissuto e forse vivranno ancora la scuola a distanza o mista, in termini di situazioni familiari o personali, di dotazione tecnico-digitale, di motivazione e di carico di lavoro.
  • Si permetta ai docenti che lo desiderassero di computare da 1 a 3 giorni di formazione continua nel quadriennio 2019-‘23 in relazione alla necessità d’uso delle piattaforme informatiche, così come richiesto dai sindacati OCST e VPOD.
  • Non si scarichino sui docenti e su nessun altro dipendente statale gli inevitabili ammanchi nelle casse cantonali derivanti della serrata, tramite riduzioni salariali e/o peggioramenti contrattuali: non solo essi sono assolutamente incolpevoli, ma hanno già contribuito massicciamente, ben più del comune cittadino, a risanare i conti del nostro cantone.

La risoluzione è stata approvata con 86 voti favorevoli, 7 contrari e 14 astensioni.